Il teatro mi ha sempre appassionato. Non ho mai trovato niente di più coinvolgente di una storia rappresentata nella sua realtà da un manipolo di persone che si agitano, urlano e scalpitano con un’energia impressionante sul loro piccolo pianeta “palco“. Fin da piccolo ho tentato di scrivere alcune sceneggiature che avremmo poi rappresentato di fronte al pubblico plaudente con alcuni amici. Il primo dei numerosi film prodotti con Carrebat “Il cane scomparso” nacque proprio così.
E durante un bel periodo della mia vita sono riuscito a realizzare anche il sogno di partecipare attivamente allo spettacolo. Ho avuto la possibilità di conoscere di persona e di confrontarmi (nel senso di “confrontare me stesso“) con alcuni mostri sacri del teatro corporeo come Yves Lebreton uno dei primi allievi di Marcel Marceau, di seguire stage di una intensità sconvolgente, conoscendo persone con un bagaglio di vita colmo fino all’orlo, di vivere momenti che ricordo con una malinconia enorme… e sopratutto di estrarre e mostrare davanti a un pubblico attento una parte nascosta di me che non credevo esistesse o potesse essere costruita e solidificata in quel modo.
Ho lavorato e recitato al fianco di giganti del teatro della commedia dell’arte come il superbo e carissimo amico Fabio Mangolini immenso maestro della commedia dell’arte classica e drammatica usando proprio le sue maschere, le stesse con cui lavora lui, e lavorò suo padre e ho imparato a trasformarmi in quelle maschere fino al punto di non riuscire ad uscirne.
Sono riuscito a fare di tutto, dalla studio alla gavetta, dalla sceneggiatura alla direzione di alcune parti, ho creato le musiche aiutato a coordinare regia e coreografie, ho curato gli aspetti tecnici dalle luci alla fonica per poi salire sul palco a battere i pugni per terra come vedevo fare agli attori che da piccolo guardavo a bocca aperta.
Così se un giorno doveste avere la possibilità di provare una sensazione unica come questa (ormai con il famigerato Carrebat abbiamo deciso di recitare anche quando veniamo assunti per suonare), sia che siate persone chiuse, sfrontate, rudi o romantiche, … salite sul palco e mettetevi a urlare come non avete mai fatto prima.
28 ottobre 2006 at 12:21
Solo un breve commento: COMPLIMENTI.
Il primo post dove (forse) parli seriamente di un tuo aspetto personale.
Sono esattamente le stesse cose che sento, provo e cerco di trasmettere io quando suono o parlo della mia (di tutti) musica.
Ancora: COMPLIMENTI.
28 ottobre 2006 at 19:01
Bravo Enden, belle parole. Anzi, parole sante. Continua così, ragazzo…
5 novembre 2006 at 15:38
Ringrazio il cugino Piero (torno ora da badesi con nuove ed esilaranti conferme) perchè mi ha dato preziosi consigli per non gelare le persone con la vecchia fine dell’articolo che ho auto tirannizzato, e poi per non avere reso pubblico questo vergognoso cambiamento di direzione dando pure lo stesso 4 stelle (più una in omaggio). Una bella lezione di umiltà per tutti voi.
6 novembre 2006 at 21:55
Olaaa’ c’è anche il grande Steve Carrebat anche tu da queste parti? Perchè non mettete qualcosa dei vostri concerti?? TIpo Quello dove Enden si porta via i cavi e le casse durante il concerto?
7 novembre 2006 at 16:10
Vorrei aggiungere una cosa di notevolissimo rilievo. Una delle grandi esperienze teatrali, al fianco dei più grandi maestri del teatro, allievi di Marcel Marceau, l’hai vissuta a SANTULUSSURGIU nel corso dell’importantissima manifestazione (L’Isola del Teatro) che ha luogo tutte le estati nel suddetto importantissimo comune sardo!